Nella giornata di domani le edicole avranno molti ripiani vuoti. Gran parte dei quotidiani non uscirà per esprimere la rabbia e l'indignazione contro un disegno di legge che vuole impedire ai giornalisti di fare ciò che, pur tra molte difficoltà hanno sempre fatto: informare. Si è discusso a lungo in questi giorni dell'iniziativa della Fnsi. Alcuni hanno rilevato una contradditorietà nella scelta: proprio quando si grida al bavaglio - hanno scritto autorevoli editorialisti - perché, piuttosto che autoimbavagliarci non si è deciso di pubblicare un'edizione straordinaria comune, magari listata a lutto?
Riflessione legittima. Ma la decisione di non uscire ha un valore simbolico forte ed importante. Come lo erano quelle dei lavoratori quando incrociavano le braccia alla catena di montaggio perchè uno di loro, sotto il peso di un macchinario pesante c'aveva lasciato le braccia. O la pelle. O quando le serrande di un negozio vengono abbassate al passaggio di un carro funebre. Perché lo sciopero del 9 luglio preannuncia un lutto, un omicidio colposo, intenzionale ai danni della libertà d'informazione. Se e quando questa legge passerà la carta stampata, la televisione, la radio, la rete saranno costrette ad omettere, tagliare, cancellare i fatti. Non dovranno fare i nomi, non potranno raccogliere le testimonianze, non consentiranno ai cittadini di sapere cosa il potere politico ed economico sta macchinando ai loro danni. A loro insaputa.
E allora non si esce il 9 luglio. La scelta libera (e sofferta) di giornalisti che decidono di non andare in edicola come contrapposizione simbolica al disegno di un governo che comminando pesanti sanzioni vorrebbe fermare le rotative... Non uscire domani per far capire cosa sarebbe, dopodomani, un'informazione che si dovesse privare delle sue voci più libere.
Da dopodomani dobbiamo ricominciare, tutti insieme a individuare le forme più originali e radicali di contrasto alla legge bavaglio, a cominciare da una grande manifestazione a piazza Montecitorio il giorno della discussione alla Camera. Oggi lo sciopero è il nostro "urlo di Munch", il nostro grido silenzioso contro il soffocamento della libertà.
(di Stefano Corradino - www.articolo21.org)
 
 
 
 

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