Se la Chiesa di oggi dovesse emettere provvedimenti di scomunica, da che parte dovrebbe cominciare? Me lo sono chiesto dopo aver letto qualche giorno fa un trafiletto sul quotidiano
Liberazione - e prima ancora
Barbara Spinelli su Repubblica - che ricordava quando, nel 1949 con un decreto della Congregazione del Sant’Uffizio il
Vaticano scomunicò i comunisti perché fautori di una filosofia materialistica e anticristiana. Scomunica che, peraltro non riguardò il
fascismo nel quale tanti vescovi e militanti intravidero un difensore del cattolicesimo contro gli assalti anticlericali e ateisti.
Il rapporto tra
la Chiesa e il comunismo percorre oltre un secolo e mezzo di storia e si estrinseca attraverso trattati filosofici, encicliche, proclami e sarebbe semplicistico ridurlo a una contrapposizione ideologica. Eppure se mezzo secolo fa la Chiesa faceva divieto di ammettere ai sacramenti quei fedeli che sostenevano la dottrina e la prassi del comunismo, in quanto anticristiana, quale atteggiamento dovrebbe oggi rivolgere nei confronti di chi fa letteralmente a brandelli lo spirito originario del cristianesimo?
Un vecchio satrapo capo di governo che paga procacciatori di donne, anche
minorenni, inducendole di fatto alla
prostituzione in cambio di banconote fruscianti, gioielli preziosi o candidature… Esponenti politici che vorrebbero affondare i barconi di
immigrati disperati che fuggono dal loro Paese alla ricerca di un futuro migliore… La giustizia piegata ai propri interessi, l’economia che arricchisce i ricchi e rende i poveri più poveri… Non sarebbero questi comportamenti da “scomunicare”?
Eppure, nonostante poche ed isolate reprimende, prevale il silenzio.
Evidentemente è la natura stessa della Chiesa ufficiale a essere inesorabilmente cambiata. Il 4 ottobre di quasi otto secoli fa moriva frate
Francesco d’Assisi, fondatore dell’Ordine dei francescani. Quale traccia resta nella Chiesa di oggi di quell’uomo, e del suo messaggio di povertà, carità e umiltà?
“La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!”. Con queste parole, recita il Vangelo,
Gesù cacciò i mercanti dal tempio. Quale reazione avrebbe, oggi, varcando la soglia delle cattedrali della cristianità e scoprendo che l’accesso ai luoghi di preghiera è consentito previo pagamento di un biglietto di ingresso?
“La Chiesa paghi le tasse e sia povera” ha esclamato di recente
don Andrea Gallo, sacerdote degli ultimi…
Forse è ora che i cristiani praticanti, puri e sinceri, si trasformino in
fedeli indignati magari cominciando a manifestare davanti al Vaticano o a disertare qualche celebrazione, per esprimere la propria delusione e la propria collera nei confronti di una Chiesa che brandisce i suoi privilegi ma tradisce il suo spirito originario. Che cerca nuovi adepti ma intanto ha smarrito sè stessa.